ChromeOS: possibile supporto a OneDrive

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Google pianifica di introdurre il supporto a OneDrive e altri servizi Cloud su ChromeOS, aumentando le possibilità di utilizzo dei suoi utenti.

ChromeOS Cloud Support

Abbiamo discusso l’altro giorno sulla nuova serie di dispositivi ChromeBook e su come Intel non fosse il principale candidato per il supporto. Questa volta invece arrivano novità lato OS con la possibile integrazione dei servizi OneDrive, Box, Dropbox e altri client di Cloud-Storage.

L’aggiornamento con il supporto ai servizi cloud sarà disponibile dalla versione v75, portando differenti benefici. Il primo software supportato, vista la collaborazione con Microsoft, sarà OneDrive. Per supportare i servizi Cloud è stata sviluppata una nuova API e relativa flag che prende il nome di “ARC Documents Provider integration”. Grazie a questa API è possibile configurare archivi cloud come dispositivi esterni e farli figurare come unità connesse al dispositivo.

Secondo le attuali informazioni la strada verso la compatibilità completa è ancora lontana. Stando ai dati di AndroidPolice, Dropbox non risulta ancora funzionante a causa dell’assenza di supporto verso la nuova API.

Durante l’attesa per il fix ufficiale di Dropbox sarà possibile utilizzare normalmente i servizi di OneDrive e Box, che hanno mostrato un corretto supporto della nuova API di Google ChromeOS.

Attualmente non sono presenti maggiori informazioni sulla possibile data di rilascio.

Conclusioni

ChromeOS è ancora lontano dall’essere una vera e propria alternativa a Windows. Una delle cause di questo è la mancanza di ottimizzazione a servizi che non rientrano nel comparto lavorativo, insieme alle quote di mercato a crescita lenta. In campo lavorativo i dispositivi della serie ChromeBook garantiscono un’alternativa adatta al settore Business, ma le risorse a disposizione sono ancora poche.

L’aggiunta del supporto ad archivi Cloud garantirà una migliore gestione dei dati, dando la possibilità di accedere ai propri file online in maniera nativa. Questa funzione risulta importante sia in un’ottica lavorativa che nell’utilizzo dell’utente medio. Visti gli sforzi di Google, con i prossimi aggiornamenti ChromeOS potrebbe crescere ancora e avvicinarsi alle potenzialità di Windows.

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3 Commenti

  1. Ancora una volta mi trovo a dovermi complimentare per il primo articolo lucido su ChromeOS in una delle sue parti che va a coinvolgere servizi Microsoft.
    A quanto pare sei anche l’unico ad aver compreso che l’OS Desktop di Google ha da tempo abbandonato la sua vocazione giocosa per rivolgersi fondamentalmente al segmento business nelle produzioni recenti.
    Si tratta di una parte importante perché l’inclusione del Cloud Storage faciliterà la creazione di ambienti misti Windows – ChromeOS.
    Però manca una caratteristica da te non citata, che spiega il grande successo che ChromeOS sta riscuotendo negli Stati Uniti: l’integrazione con Active Directory introdotta già da molto tempo sulla sua versione professionale.

    Con un ChromeOS giunto ad oltre il 7% del ricchissimo mercato desktop statunitense, Redmond si troverà presto costretta a rilasciare una versione full del proprio prodotto di punta, Office, perché le alternative pur se inferiori quanto a caratteristiche si stanno facendo minacciose almeno sul fronte della piccola impresa e professionisti.
    Questo potrà avvenire sotto forma di porting Linux o abilitazione delle piene funzionalità del software già presente sul Play Store, per l’utenza ChromeOS è indifferente.

    • Ringrazio, in ritardo, del complimento. Considera che tutti gli attuali competitor nel mercato PC devono chiaramente essere tenuti nell’equazione. Se i PC ARM sono ottimi a livello lavorativo, anche i PC ChromeOS potrebbero vantare una simile efficienza con le giuste migliorie.

      Comunque non sono troppo ferrato in merito, quindi dati come la Active Directory non sono ancora nel mio “database personale”. In caso leggerò qualcosina al riguardo per ottenere maggiori informazioni. Ti ringrazio dell’input.

      • Continuano ad aggiungere roba costantemente, non saprei dire quanto sia merito degli investimenti e quanto merito di avere alla base un progetto open source.
        Piaccia o non piaccia, e a me la cosa non ha mai entusiasmato, open source è il paradigma di sviluppo del futuro e tanto vale fare buon viso a cattivo gioco.

        Adesso ci sono PC fissi ChromeOS venduti a prezzi tutto sommato ragionevoli (sui 600€ per un i5 Asus, quindi “di marca”) che però non vengono importati nel nostro Paese.

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