GDPR e privacy: anche le aziende extraeuropee sono obbligate ad adeguarsi. Quali proposte e strategie avranno adottato Microsoft e le concorrenti?

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gpdr privacy microsoft surface phone italia
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GDPR e privacy sono le parole d’ordine di questo mese, poiché il nuovo regolamento comunitario sta per attuarsi, a cominciare dal prossimo 25 maggio. E il settore tecnologico è in fermento, proprio per garantire appieno la salvaguardia dei diritti dei cittadini europei.

Infatti, a decorrere dal 25 maggio 2018, in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, è direttamente applicabile il Regolamento UE 2016/679, meglio noto come GDPR (General Data Protection Regulation), concernente la protezione delle persone fisiche, con riguardo al trattamento ed alla libera circolazione dei dati personali. Questo regolamento nasce da analitiche esigenze di certezza giuridica, armonizzazione e maggiore semplicità delle norme riguardanti il trasferimento di dati personali, dall’UE verso altre parti del mondo, e rappresenta una risposta, necessaria ed urgente, ai recenti sviluppi tecnologici, che hanno fatto emergere rinnovate esigenze di tutela dei dati personali.

L’argomento era già stato anticipato, in relazione all’utilizzo di Facebook per utenti con meno di 16 anni. E, per chi fosse interessato ad approfondire, sia quale imprenditore, sia quale consumatore, è stato predisposto un vademecum dei diritti nascenti dal regolamento in parola.

Tuttavia, per ciò che qui interessa, possiamo immediatamente precisare che dette norme si applicano anche alle aziende collocate al di fuori dall’Unione Europea, che offrano servizi o prodotti all’interno del mercato comunitario. Dal che, la regolamentazione in parola interessa certamente Microsoft e ogni altra azienda operante nel settore tecnologico.

Ma vediamo da vicino cosa propongono Microsoft e le sue dirette concorrenti, al fine di rendere effettivi i diritti nascenti dal GDPR.

GDPR e Microsoft

La Società di Redmond è stata tra le prime aziende del settore a prospettare adeguate soluzioni in materia, nonché a fornire immediate risposte. Tant’è che, fin dal febbraio scorso, l’azienda americana, per bocca del suo Chief Privacy Officer, Brendon Lynch, ha dichiarato che “Microsoft si impegna a rendere conformi al GDPR i suoi servizi cloud”, esponendo analitico riferimento anche ai servizi Azure, Dynamics 365 e Office 365.

Il Colosso di Redmond ha, quindi, battuto sul tempo tutti i suoi rivali, compresi Amazon Web Services (AWS) e Google, che seguono nell’ordine. E detto tempismo non è stato semplicemente “prospettato”, bensì posto “nero su bianco”, attraverso la documentazione del Trust Center dedicata al regolamento; attraverso la quale Microsoft ha reso disponibili garanzie contrattuali in merito, fin dallo scorso mese di marzo, ergo con largo anticipo, sia rispetto alla scadenza prevista, sia rispetto alla diretta concorrenza. Ivi si precisa che “Microsoft vanta un’enorme esperienza nella protezione dei dati, nella difesa della privacy e nel rispetto di normative complesse. Inoltre, è attualmente conforme alle leggi in vigore in merito allo scudo sulla privacy tra Unione europea e Stati Uniti e alle clausole del modello UE. Riteniamo che il GDPR costituisca un importante passo avanti verso la chiarezza e la tutela dei diritti alla protezione dei dati personali di ogni individuo. Vogliamo permetterti di concentrarti sul core business della tua azienda, preparandoti in modo efficiente al GDPR. Ci impegniamo a garantire l’adeguamento al GDPR con tutti i nostri servizi cloud a partire dall’entrata in vigore del prossimo 25 maggio 2018 e a fornire le garanzie correlate al GDPR nei nostri impegni contrattuali”.

Del resto, è evidente come tutti i prodotti e servizi Microsoft siano interessati dal nuovo regolamento europeo, a cominciare indubbiamente dal predetto reparto Cloud, ma non solo per ciò che concerne Azure. Non dimentichiamo, infatti, che già la semplice allocazione dei file sullo storage cloud, quale lo stesso OneDrive, rappresenti non altro che un “trasferimento dei dati personali verso paesi esterni all’Unione Europea”; il che integra appieno uno dei principali punti di riferimento della normativa in questione. Cosicché, le garanzie offerte da Microsoft, anche in questo ambito, interesseranno, tra l’altro: la cancellazione dei dati personali su richiesta degli interessati, a meno che non sia palesato un legittimo interesse alla conservazione; l’informazione degli utenti, circa eventuali problemi generati dalla violazione dei dati personali; l’integrazione della protezione dei dati nei propri prodotti e servizi, fin dalla prima fase di sviluppo dei prodotti e servizi stessi.

GDPR e la concorrenza di Microsoft

Tuttavia, la concorrenza non è rimasta a guardare! Google, in particolare, ha fatto sapere che si impegnerà “nel rendere conformi i servizi G Suite e Google Cloud Platform (GCP) al GDPR, quando entrerà in vigore”. Né sono mancate analitiche proposte in materia.

La società californiana ha, infatti, precisato che lo strumento “Account Personale” migliorerà, sia nei controlli sia nella chiarezza delle informazioni fornite, così da agevolare anche la consultazione delle attività svolte e salvate nella cronologia. Identico discorso può esporsi per il tool “Scarica i Tuoi Dati”, utilizzato per l’esportazione di tutto ciò che l’utente ha connesso, nel corso del tempo, ai vari servizi fruiti. E ancora, è stato preannunciato il lancio del “Data Transfer Project” su GitHub, che mira a semplificare il trasferimento dei dati tra piattaforme equivalenti, quali, ad esempio, Google Foto e Flickr.

Al contempo, Apple appare l’azienda più in ritardo, avendo, al momento, proposto iniziative meramente formali, concentrandosi quasi esclusivamente sulla chiarezza dell’informativa e su una rimodulazione delle opzioni, onde migliorare la gestione degli account.

Conclusioni

Possiamo, quindi, concludere che, dopo i recenti problemi, in materia di privacy, sofferti da Facebook, il GDPR rappresenta un banco di prova decisivo, sia dal punto di vista della reale protezione dei dati personali degli utenti europei, ma anche e forse soprattutto per quel che concerne l’immagine di trasparenza offerta dalla singola realtà aziendale.

Microsoft ha fatto da apripista, anche in questo settore; ed io giammai avrei nutrito dubbi in merito!

Cosicché, mi chiedo… riusciranno la Società di Redmond ed i suoi diretti concorrenti a fornire adeguati strumenti di protezione della privacy? Riuscirà Facebook a fare dimenticare le sue enormi falle sulla sicurezza dei dati personali? E in che misura la migliore immagine offerta consentirà alla singola realtà aziendale di eventualmente prevalere sulle altre?

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1 Commento

  1. Il GPDR oltre a Microsoft fará sentire la sua voce anche con Google ed Apple . Credo che Google essendo onnipresente in ogno luogo , lago , montagna e nello spazio avrá un bel pò di grattacapi e non pochi .

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