Ebbene si, avete letto bene! Se pensavate che questo genere di cose si possa vedere solo nei film di fantascienza, vi sbagliate! Microsoft infatti, acquisterà da una startup californiana (Twist Bioscience) 10 milioni di sequenze di nucleotidi per esplorare la possibilità di conservare informazioni digitali nel materiale genetico.
Uno dei grandissimi vantaggi che avrebbe questa nuova risorsa, sarebbe la sua resistenza: si stima infatti, che una sequenza possa rimanere intatta e leggibile anche per diverse migliaia di anni, un periodo impensabile per qualsiasi altro sistema di memoria utilizzato, anche se a dire il vero, nel Regno Unito stanno studiando dei dischi in vetro di quarzo che potrebbero durare anche diversi miliardi di anni.
Ma la resistenza non è l’unico grande vantaggio del DNA: oltre a questa capacità, si avrà anche la possibilità di poter immagazzinare una quantità di dati impressionante! Pensate che in un solo millimetro cubo si potrebbe archiviare un exabyte, l’equivalente di un miliardo di gigabyte di dati.
Un altro aspetto positivo, è che il DNA può rappresentare il formato definitivo: negli anni abbiamo visto fiorire (e al contempo morire) formati di archiviazione più o meno promettenti. Con il DNA il formato non è più un problema, anche se scrittura e lettura rimangono (per il momento) un’operazione complessa.
A tal proposito, Doug Carmean, partner architect Microsoft afferma:
“Con l’espansione esponenziale dei dati digitali abbiamo bisogno di metodi a lungo termine e sicuri per l’archiviazione dei dati. La prima fase di test con Twist ha dimostrato che possiamo codificare e recuperare il 100% del dato digitale dal DNA sintetico. Siamo ancora ad anni di distanza da un prodotto commerciabile, ma i nostri primi test con Twist hanno dimostrato che in futuro saremo in grado di aumentare nettamente la densità e la durata dell’archiviazione dei dati”.
Secondo quanto dichiarato da Emily Leproust, amministratore delegato di Twist, Microsoft ha dato all’azienda la sequenza di DNA e loro hanno creato il DNA da zero. Il dato è stato trasformato in “molecole invisibili sul fondo di una provetta” e inviato nuovamente alla casa di Redmond: “Non abbiamo la chiave di decodifica, quindi non ho idea di cosa sia“, ha affermato Leproust, asserendo dunque di non essere ancora in grado di conoscere quale dato sia stato codificato nel DNA.
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[…] teoria ci sono i progetti molto ambiziosi a cui sta lavorando, come per esempio quello relativo all‘immagazzinamento dati all’interno del DNA oppure il “teletrasporto con Holoportation, oppure ancora manipolare oggetti virtuali. […]
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