Molti utenti cercano soluzioni di ricarica e spesso si fa confusione tra Power Delivery e Quick Charge, andiamo a vedere come funzionano.
Quick Charge (QC) Vs Power Delivery (PD)
Dall’introduzione delle USB 3.0 di tipologia A fino alle conosciute Type-C 3.2 abbiamo visto l’evoluzione del connettore e della velocità di trasmissione dati. Oltre all’aumento di velocità di trasferimento si è presentato un conseguenziale aumento della velocità di carica.
Il primo “standard”, se mi passate il termine, di ricarica rapida lo troviamo con l’introduzione del Quick Charge (QC) creato da Qualcomm. Esistono differenti versioni di Quick Charge e da qualche anno sfruttiamo la versione QC 3.0/4.0+. Questo sistema di carica permette una migliore gestione energetica per mezzo di due componenti principali:
- Hardware
– Lato Hardware troviamo una differente costruzione dell’alimentatore per permettere di superare i classici 2A ed arrivare a una corrente massima erogabile di 4.6A. - Software
– Lato Software, nella composizione del sistema integrato nel SoC, troviamo la vera e propria gestione di questo sistema. I processori della serie Snapdragon gestiscono il protocollo di ricarica stabilendo la corrente da erogare e la velocità di tale processo.
Qualcomm Quick Charge non può essere definito come uno Standard in quanto funziona solamente con dispositivi alimentati da processori Qualcomm Snapdragon. È una tecnologia di cui solamente Qualcomm è proprietaria, come Warp Charge di OnePlus o Pump Express di Mediatek, mentre il Power Delivery risulta universale. Oltre alle controversie sulla specificità della scelta di Qualcomm, negli anni, sono state mosse differenti critiche sulle certificazioni e sul possibile stress a cui veniva sottoposto l’hardware.
Power Delivery – Versioni e funzionamento
Il sistema Power Delivery (PD), come Quick Charge, si è andato ad evolvere negli anni passando per tre versioni principali.
- PD 1.0
– La prima versione supportava le USB di tipo A, B e Micro-USB permettendo di erogare una corrente massima di 3A. - PD 2.0
– La seconda versione supportava invece le USB Type-C permettendo di erogare una corrente maggiore rispetto alla precedente versione. - PD 3.0
– La terza versione è una revisione della seconda e sfrutta anch’essa le USB Type-C arrivando a una corrente massima erogabile di 5A e un massimo di potenza di 100W.
I dispositivi di carica attualmente presenti sul mercato sfruttano prevalentemente la versione PD 3.0 vista la maggiore versatilità e l’ottimizzazione dei protocolli di carica.
A differenza di quanto molti pensano, il sistema PD è versatile e adattabile. In quanto standard universale permette di ricaricare: Smartphone, Tablet, periferiche, accessori e anche PC portatili. La possibilità di caricare differenti dispositivi, indistintamente da che potenza necessitano, deriva dal protocollo di carica dinamico.
Facendo un esempio banale: molte Power Bank possono caricare efficientemente solo gli Smartphone, dando carica lenta nel caso di tablet e impossibilità di caricare auricolari Wireless a causa della mancanza del profilo a bassa latenza.
Nel caso di una Power Bank dotata di una porta PD, essa permette di caricare i differenti dispositivi senza rischi di erogazione errata.
“Quali sono i Pro di avere un alimentatore PD rispetto a un normale alimentatore?”
Il punto forte di sfruttare un alimentatore PD è la riduzione di cavi e dispositivi da portare con sé in un’ottica di mobilità. Basterà portare un singolo caricatore un cavo Type-C – Type-C e si potranno ricaricare comodamente tutti i dispositivi. Per chi predilige fare ricariche combinate esistono differenti caricatori con più porte PD dando la possibilità di caricare due o più dispositivi in contemporanea.
NB: per garantire una carica corretta e non creare un “collo di bottiglia” è necessario acquistare cavi certificati per il Power Delivery.
Un altro punto a favore di questa tecnologia risiede nella carica ottimizzata per ogni dispositivo evitando problemi di eccessiva erogazione, che spesso sfociano nell’aumento di temperatura, e rispondendo agli standard di sicurezza USB-IF.
Considerazioni personali
La diffusione dello standard Power Delivery sta procedendo sempre più velocemente. Presto molti produttori ottimizzeranno i propri dispositivi per garantire tutti i benefici di tale tecnologia. In aggiunta a questo: le USB della tipologia 4.0, il cui arrivo è sempre più vicino, sfrutteranno il connettore Type-C mantenendo questo tipo di dispositivi idonei negli anni.
L’acquisto di un alimentatore o una Power Bank con PD, secondo il mio avviso, è un investimento verso uno standard di ricarica universale e l’abbandono dei classici cavi proprietari.
Se siete interessati all’acquisto di alimentatori con Power Delivery ecco la lista dei prodotti da noi consigliati: Power Delivery – Consigli acquisti
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Una parte importante del salto tecnologico è proprio nella meccanica del connettore tipo C, perchè il vecchio micro USB faceva veramente pena quanto a durata nel tempo e precisione meccanica.
Perfino quelli dei top di gamma dopo appena un anno di utilizzo tendevano a presentare contatti incerti e non si è mai raggiunta una vera standardizzazione delle dimensioni, tanto è vero che in alcuni casi la parte destinata ad inserirsi nel dispositivo dei connettori volanti risultava o troppo lunga o troppo corta.
I tipo C sembrano perfetti sotto ogni punto di vista, ormai li stiamo usando da tanto e non ci sono mai problemi di durata nel tempo o di incompatibilità.
Sono un po’ più grandi, vero, ma la superiorità è talmente grande che iniziano a comparire anche su dispositivi come le cuffiette Bluetooth a batteria integrata.
Con l’adeguamento dei vari smartphone alla tipologia Type C, l’aggiunta di schede integrate o di schede di espansione Type C, l’integrazione in dispositivi di tipologia: 2 in 1, laptop, all in one etc. Il passo per l’adeguamento anche di periferiche o accessori era preventivato. Vista la precisione di questo standard, che nel 90% dei casi non lascia spazio a incompatibilità (metto questa specifica più per il fatto che determinati produttori cinesi fanno porte Type-C poco standard e non tutti i Type-C agganciano adeguatamente), la scelta di adoperarli anche per le USB 4.0 è adatta sia per lasciare uno standard che l’utenza sta apprezzando sia per beneficiare di un nuovo “boost”.
Pochi anni fa sembrava fantascientifico poter raggiungere certi livelli e i pochi dispositivi che riuscivano a superare determinati limiti avevano problemi di durata nel tempo. L’idea di poter erogare la carica sfruttando 5 dei cavi principali, invece di limitarli alla sola trasmissione di dati, ha portato all’abbandono della classica trasmissione a 2 e ancora sono possibili delle modifiche a livello di cavetteria.
Aggiungendo anche il fatto che i produttori di smartphone si stanno adeguando per portare una ricarica base di 18W, inserendo la possibilità di fare ricarica rapida a 55W, presto tutti i dispositivi potranno godere dei benefici portati da un singolo caricatore Power Delivery da 60W.
Io credo che il futuro vedrà sparire i connettori ed i pulsanti dai dispositivi mobili, Yuri.
I terminali del futuro avranno tasti laterali capacitivi, ricarica esclusivamente wireless (ci sono brevetti per sistemi di ricarica ambientale in grado di coprire distanze di metri) e la connettività sarà tutta affidata a WiFi e Bluetooth.
Non ha molto senso continuare ad integrare meccanica quando la tecnologia già da ora la rende non più indispensabile.
La meccanica aumenta i costi, occupa spazio, diminuisce l’affidabilità e crea problemi di standardizzazione.
Parlando a livello futuristico si, senza ombra di dubbio dall’introduzione dei primi dispositivi di ricarica wireless a ora abbiamo fatto molti passi avanti, ma la tecnologia è ancora troppo acerba. Nokia parlava di estendere a 30cm il raggio dei caricatori wireless quando io avevo appena preso il Lumia 930 uscito da un paio di mesi. Ora i caricatori wireless sono migliori in termini di affidabilità e velocità di carica, ma sussistono ancora una miriade di blocchi che rendono questa tipologia poco efficiente.
Terminato l’adeguamento dei vari sistemi di ricarica, sia per ridurre l’effetto Joule (che è ingente con tale sistema di carica) sia per fornire un’erogazione costante e possibilmente non per forza vincolati alla base di ricarica, si potrà passare a considerare altre possibili vie. Intanto attendiamo lo sviluppo e la certificazione di materiali maggiormente compatibili con tali sistemi (visto che i back cristallini riducono la resistenza dei dispositivi, poi passiamo al metodo di costruzione e dopo passiamo a tutto quello che c’è lato software per far funzionare tutti e tre i comparti.
Parlando pragmaticamente abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare e nei prossimi anni ci serviremo ancora di tecnologie fisiche. Godiamoci questi piccoli successi Hardware in attesa delle prossime innovazioni.
No Yuri, questa è una delle rarissime volte in cui sono io a cogliere in fallo te in fatto di hardware. 😂
C’è addirittura una omologazione FCC; siamo in una fase iniziale che copre circa un metro (la lunghezza del solito cavetto di ricarica), ma la tecnologia consente di estendere di molto la distanza massima.
Diciamo che mancano ancora gli investimenti dei Big Player, ma non tarderanno.
Non appena l’industria potrà fare a meno delle componenti meccaniche esse spariranno senza rimpianti da parte di nessuno, fatti salvi ovviamente i soliti romantici ad oltranza.
Diciamo un paio di anni per vedere le prime implementazioni?
Quanto poi alla connettività, quella potrebbe essere rimpiazzata domani mattina, ma visto che la presa ancora deve esserci per la ricarica, tanto vale usarla anche per i dati.
La sostituzione dei pulsanti fisici con quelli capacitivi ovviamente non presenta difficoltà di sorta.
Sono a conoscenza di alcune ricerche e certificazioni in questo campo, come interesse personale guardo sempre queste innovazioni. L’unica cosa è che io applico il metro di sviluppo e progettazione utilizzato per i PC, quindi la presenza di tali certificazioni è un indice di progresso: ma non della sua realizzazione consumer.
La presenza di certificazioni somministrate FCC fa sperare in bene, ma non dà una reale tempistica sul possibile arrivo. Ciò non di meno c’è da vedere fattori come: consenso dei produttori, fattore di spesa, efficienza pratica, costo finale e utenza target. Il primo passo devono farlo i produttori scegliendo come muoversi e come inciderà sul prezzo del prodotto, poi dipenderà anche dai consumer (i quali molto spesso si dimostrano restii all’adozione di sistemi wireless innovativi, ma non apriamo polemica in merito).
La sostituzione dei pulsanti è il minore dei problemi (tanto che sul momento mi ero dimenticato di commentare quel pezzo): apple in passato ha sostituito il pulsante centrale fisico con l’equivalente capacitivo e gli utenti si sono abituati facilmente. Considerando anche l’aumento di dispositivi con controllo tramite gesture etc. gli utenti si abitueranno presto a una ipotetica opzione capacitiva invece al classico tasto fisico. Basti, per fare un esempio molto terra terra, considerare il nuovo Nubia RedMagic 5G dotato di “trigger button” capacitivi per ampliare le possibilità di gioco (si traspone tale tecnologia in un’ottica consumer e si usa per altro).
Comunque è sempre apprezzabile avere una possibilità di dialogo e confrontare le ipotetiche tempistiche o la visione personale 😀
Un paio d’anni, difficilmente di più.
Da quando Apple ha sfondato la barriera dei mille dollari con l’iPhone X i prezzi, almeno nella fascia alta, non sono più un problema.
In aggiunta la presenza di un sistema di carica ambientale consente di operare con la batteria in “tampone” senza la rottura del filo, vantaggio non di poco conto per i giocatori (sembra assurdo, ma c’è chi passa le giornate incollato al giochetto sul telefono!).
Ormai tutti i top di gamma sono posizionati sopra quella linea e le vendite vanno benissimo. A quel punto offrire in bundle la basetta di ricarica standard e per cento dollari supplementari la versione ambientale non rappresenterebbe un problema.
Il mio OnePlus non ha tasti di navigazione ma solo gesti… il primo giorno ho fatto un po’ di casino, ma ora mi sarebbe difficile tornare indietro.
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