Dolby Atmos rappresenta la nuova opportunità per Windows 10 e Xbox One. Il mondo dell’audio ad alti livelli, da decenni nelle nostre case attraverso appositi apparecchi elettronici, dapprima stereofonici, dipoi anche multicanale, è finalmente approdato negli ambienti moderni, finanche con l’ausilio di strumenti quotidiani, quali i computer e, da ultimo, i dispositivi mobili. Sarà un’opportunità piena, ovvero monca?
Origine dell’accordo tra Microsoft e ed i Dolby Laboratories
Fin dal ultimi giorni dell’anno 2016, Microsoft annunciava che i dispositivi Windows 10 e Xbox One, nel corso dell’anno seguente, avrebbero integrato l’elaborazione nativa della codifica Dolby Atmos. Ciò attraverso la collaborazione tra la Microsoft ed i Dolby Laboratories, appunto finalizzata all’implementazione del predetto sistema nei nuovi dispositivi.
Difatti, già a febbraio dell’anno successivo, la nuovissima app Dolby Access era resa disponibile sul Microsoft Store; applicazione utilizzabile esclusivamente con i computer basati su sistema operativo Windows 10 e con le Xbox One, purché entrambi equipaggiati di diffusori acustici predisposti, ovvero abbinati a cuffie adeguate al sistema.
L’argomento non era mancato su Surface Phone Italia. Tuttavia, anche al fine di comprendere le opportunità offerte da detto sistema, rispetto ai prodotti Microsoft, appare necessario effettuare un piccolo passo indietro.
Titolo 2: breve storia dell’audio ed approdo alla nuova tecnologia Dolby Atmos
L’origine dell’audio è a “canali”, ciascuno corrispondente ad un diffusore audio, attraverso il quale è emesso il suono. Nel tempo, si è passati dalla monofonia alla stereofonia, fino a giungere, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, all’audio multicanale. Detti progressi già rappresentarono un grande traguardo, nella misura in cui il suono prodotto si trasformava in dinamico, spaziando su due o più canali (due o più diffusori acustici), ciascuno con intensità e sfumature a sé. E, soprattutto nell’ambito dell’home entertainment, furono apportate innovazioni che, via via, aggiunsero diffusori, tutti ruotanti attorno all’ascoltatore.
Il suono era, comunque, “trasportato” attraverso i “canali audio” e ciascun canale audio originava da una “traccia”, prodotta sul supporto audio di riferimento. Il che già lascia comprendere che questo sistema fosse “finito”, ossia che, in ragione delle dimensioni del supporto di riferimento, esso non avrebbe mai potuto superare una quantità determinata di tracce.
Ed ancora, il suono prodotto dagli originari sistemi multicanale, seppur dinamico, non era mai realistico al 100%. Ciò perché, sebbene i diffusori ruotassero, anche in numero consistente, attorno al punto d’ascolto, restava l’handicap della spazialità nella terza dimensione… l’altezza. Ecco, l’audio poteva provenire frontalmente, di lato, da tergo, giammai dall’alto. E, in questa misura, il suono della pioggia, di un fulmine, di un aereo che sorvola il cielo, ma anche il cinguettio di un uccello, mai e poi mai poteva essere effettivamente realistico, poiché posto sullo stesso piano d’ascolto.
Fu così che, dai primi anni del decennio in corso, i Dolby Laboratories (in verità, anche i concorrenti di DTS, con il loro alternativo DTS:X), completarono gli studi per la rivoluzione dell’audio, portandolo a livelli di ascolto effettivamente prossimi alla tridimensionalità completa, includendo anche i cosiddetti “diffusori di altezza”. Nacque, così, la tecnologia audio surround Dolby Atmos.
Ma, la rivoluzione non avvenne solo in funzione della completa spazialità del suono, bensì anche dal punto di vista del trasporto delle tracce audio, che in effetti non esistevano più, o, ancora meglio, ad esse si aggiungevano i cosiddetti “oggetti sonori”. In pratica, in questo nuovo sistema audio sono sempre riprodotti i canali audio di base, fino ad un massimo di 10, ciascuno corrispondente ad un diffusore; a questi canali si sommano degli oggetti sonori, fino ad un massimo di 118 (per un totale di 128 oggetti, tra canali ed oggetti in senso stretto); oggetti che, di volta in volta, aggiungono suono alle tracce di base; suono che può corrispondere, per esempio, alla pioggia che cade dall’alto, al cinguettio di un uccello, all’aereo che sorvola il cielo; e ciascuno di questi oggetti è assegnato, via via, ad uno o più diffusori, fino ad un massimo di 64 speaker, in funzione dell’effetto da riprodurre.
È già evidente come detta tecnologia sia parecchio appetibile rispetto all’informatica di consumo ed al pianeta del gaming in particolare!
Espansione del Dolby Atmos verso i personal computer ed i dispositivi mobili
Questa breve parentesi, lungi dal volere entrare in tematiche che qui, probabilmente, poco interessano, era finalizzata proprio alla migliore comprensione del palese limite che questo sistema surround avesse, ab origine, rispetto a determinati prodotti, quali, appunto, i personal computer, ma ancor più i dispositivi mobili, quali gli smartphone.
Invero, assodato che il sistema Atmos, per il più efficace funzionamento, necessiti di una pluralità di speaker, probabilmente anche a dismisura, appare evidente che siffatto requisito giammai possa essere supportato dai personal computer, ancor meno dai dispositivi mobili, almeno allo stato della tecnica. Insomma, difficilmente potremmo avere un computer o uno smartphone con una simile completezza di diffusori. Sicché, il problema, solo apparentemente insormontabile, è stato superato attraverso l’adozione di particolari sistemi di registrazione, che, pur supportati da soli due “punti di origine”, riescono a creare la spazialità del suono: la cosiddetta registrazione binaurale. In altre parole, anche con il supporto di soli due speaker, il suono viene “sparato” in varie direzioni, in funzione dell’effetto sonoro da creare, così da conferire spazialità tridimensionale; ma, sarebbe meglio dire “effetto tridimensionale”.
È facile intuire, dunque, come il Dolby Atmos possa oggi equipaggiare anche i personal computer, piuttosto che le console di gioco, fino a raggiungere l’universo degli smartphone: insomma, non più solo costosi amplificatori multicanale!
Naturalmente, se per un verso può sembrare facile ragionare riduttivamente, relegando l’utilità del sistema in oggetto ai soli video games, è altresì vero che il suono multicanale, o l’effetto multicanale che dir si voglia, non è che un approccio ad un audio nitido, complesso ed efficace. Sicché, anche l’utilizzo “ridotto”, con soli due speaker, può evidentemente apportare benefici, da questi punti di vista.
Infatti, non a caso, la stessa Samsung, fiutando l’espansione dell’audio di qualità anche ad altri ambiti, come ad esempio l’automotive, ha praticamente messo le mani su uno dei principali gruppi del settore, nella fattispecie Harman International Industries, così accaparrandosi alcuni dei principali marchi premium dell’audio: Harman Kardon, Infinity, JBL, Lexicon e Mark Levinson. Non c’è soluzione alternativa: l’audio è oggi visto come la nuova opportunità del progresso informatico e tecnologico in generale!
Utilizzo del Dolby Atmos con Windows 10 e Xbox One e considerazioni finali
La collaborazione tra il Gigante di Redmond ed i Dolby Laboratories ha, così, dato origine all’applicazione Dolby Access, sponsorizzata dalla stessa società di San Francisco, nonché, come anticipato, presente sul Microsoft Store, fin dal 16 febbraio 2017. Applicazione che, in verità, già con gli ultimi aggiornamenti, risulta installata sul computer, nonché presente nello “Start”.
Il suo utilizzo necessita di un computer basato su sistema operativo Windows 10, fornito di speaker adeguati e/o di cuffie idonee.
All’avvio dell’applicazione, è possibile optare per la prova gratuita, per una durata di 30 giorni, ovvero direttamente per l’acquisto, offerto con la somma di euro 17,99. Nella fase successiva, il sistema effettua il riconoscimento degli speaker, valutando la corretta predisposizione. In ipotesi di esito negativo, si è invitati a selezionare un altro dispositivo.
Per una valutazione reale, sarebbe auspicabile accedere alla rete, magari al sito youtube, e da qui lanciare uno dei video con audio in Dolby Atmos nativo.
L’esperienza di ascolto è comunque notevole: decisamente migliore, rispetto all’ascolto in assenza della codifica Dolby Atmos. Certo, non si avrà mai una completa “immersione tridimensionale”, come per l’home cinema. Tuttavia la qualità audio migliora indubbiamente, sia in nitidezza, sia in complessità ed efficacia.
Non è, quindi, un caso che servizi come Netflix abbiano già implementato il supporto alla codifica DolbyAtmos, sia per gli utenti di Windows 10, sia per quelli di XboxOne. Il che è stato già trattato a questo link, nonché successivamente a quest’altro link.
Né il supporto stesso è mancato alla Xbox One, la console del Colosso di Redmond (a questo link).
Insomma, dal mio punto di vista, il Dolby Atmos rappresenta una bella conquista per Windows 10 ed il mondo Microsoft nel suo complesso.
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