Storicamente Microsoft nasce come software house, anzi come “la principale Software house al mondo” e tale è rimasta in tutti questi anni. Il suo core business non è sostanzialmente cambiato essendo incentrato prima di tutto sullo sviluppo software, sul cloud, sulle piattaforme, sulle suite, sui linguaggi, insomma su tutto quello che concerne il “software” universalmente inteso e di cui l’hardware ha spesso rappresentato una piccola parentesi. Una storia ben differente da quella di Apple, ad esempio, al contrario nata principalmente come “hardware house”, potremmo dire, attorno a cui poi si è sviluppato l’ecosistema della Mela.
Sicuramente nel percorso di Microsoft dispositivi hardware ce ne sono stati, ma se si esclude la vicenda di XBOX, fortemente voluta e supportata dall’ex CEO Steve Ballmer con il chiaro obiettivo di contrastare e offrire un’alternativa a Sony nel mondo Gaming e che ha continuato e continua ad avere un suo ambito ben definito, da parte della multinazionale di Windows non ci sono mai stati dispositivi hardware di grande impatto, basti citare a titolo di esempio il mitico Zune durato il tempo di qualche stagione ma mai diventato un vero e proprio prodotto di massa.
Con l’avvento di Surface, nato a livello di prototipo parecchi anni prima, poi evoluto come concept dimostrativo e industriale, e poi infine declinato per la prima volta in versione consumer nel 2012, la storia di Microsoft quale azienda produttrice di hardware proprio conosce un nuovo inizio.
Inizialmente l’obiettivo di Surface era non soltanto quello di far scoprire al grande pubblico le potenzialità dell’allora esordiente Windows 8, una vera e propria rivoluzione a livello di interfaccia grafica rispetto ai precedenti sistemi operativi e che, proprio perché tale, necessitava di un dispositivo che ne potesse esaltare le peculiarità, ma soprattutto in quanto “device dimostrativo” Surface aveva lo scopo di dettare la strada ai partner per lo sviluppo di nuove tipologie di prodotti che potessero valorizzare le nuove esperienze d’uso e le nuove modalità di interazione tra utente e software. A ben vedere ancora oggi, nonostante siano passati ormai più di 4 anni dai suoi esordi commerciali, la funzione di Surface è sostanzialmente rimasta la stessa, seppur evoluta per incontrare le nuove esigenze emerse sul mercato.
A tal proposito è interessante citare una recente intervista di Mary Jo Foley di ZDnet, da sempre in corsia privilegiata a Redmond per quanto riguarda il mondo Microsoft, a Terry Myerson, responsabile Microsoft per la divisione Windows e Device, al quale la giornalista domanda come mai Microsoft continui ad evolvere la linea di device Surface se l’obiettivo è solamente quello di stimolare i produttori.
Ecco il quesito della Foley:
“One of the reasons Microsoft introduced Surface, I think, was because OEMs were doing a terrible job at the time of building compelling devices…But now that Microsoft has shown OEMs how to do it, and they’ve done it, why is Microsoft staying in hardware now?”
Emblematica la risposta di Myerson:
“…we have partners building incredible things, too. And we partner with them on that. But this is different. This is us pursuing our mission to help people achieve their potential.”
Ecco il “Core Mission” di Microsoft, ecco la visione sempre ribadita dal CEO Satya Nadella, ecco lo scopo reale della famiglia Surface nata sotto Steve Ballmer ed ampliata sotto la gestione di Nadella. I prodotti Microsoft sono creati per aiutare le persone a raggiungere, ad esaltare il proprio potenziale.
Non a caso infatti i device della gamma Surface si collocano al vertice in ogni famiglia di prodotti in cui si inseriscono: così è stato per Surface Pro 3 e Pro 4, così per Surface Book, così per il nuovo Surface Studio e così sarà per le prossime declinazioni di Surface.
L’hardware diventa quindi fondamentale nella missione di Microsoft, un hardware che si unisce al proprio software per esaltarne le potenzialità e consentire a chiunque di esprimersi al massimo. Naturalmente non è un mistero che il miglior hardware sia quello “fatto in casa”, cucito su misura sulla propria piattaforma software, obiettivo che nessun partner può chiaramente raggiungere e che invece è sempre stato il vanto di Apple.
E così l’innovazione segue di pari passo: Continuum in ambito Phone, Surface Book in ambito Laptop, Surface Pro in ambito Tablet, ora Surface Studio e Surface Dial, ogni volta abbiamo quanto di meglio sia possibile realizzare a livello di massima integrazione hardware e software, ogni volta un nuovo passo per innovare.
Nel panorama odierno portare qualcosa di nuovo non è certo un compito facile ma che Microsoft lo stia facendo ormai da tempo in tutti gli ambiti possibili è fuori discussione. Basterebbe citare il progetto Hololens, ancora una volta destinato a lasciare il segno.
Tutto ciò pone Microsoft sotto una nuova luce, una luce nuova e diversa da quella di qualche anno fa, una luce che vede la soddisfazione del cliente, del proprio utente, come primaria, come centrale nella propria politica. Ancora una volta si scopre che sono soprattutto i propri dispositivi, comunque siano declinati, quelli che riescono maggiormente a soddisfare le persone, ad esaltare la loro esperienza utente.
Da questo processo nascono i propri prodotti, siano Hololens, siano XBOX, siano Surface, i migliori possibili nel dare quell’esperienza “eccitante” che invece spesso manca alla concorrenza più o meno diretta.
I propri dispositivi diventano necessari a valorizzare il proprio software, il proprio software è esaltato dai propri dispositivi in un quadro generale dove l’uno è necessario all’altro e viceversa.
Ecco perché oggi Microsoft può finalmente essere considerata anche un’azienda hardware, seppur forse non nel senso comune.
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Quando nacque tutto era fuorché la principale software house del mondo, quella era Computer Associates.
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