Vengo da un passaggio forzato verso Android, di cui vi ho già parlato, da uno spettacolo di danza della scuola di mia figlia, da una conference call molto lunga dove abbiamo lavorato con Office 365 e Skype for Business, e da una notte un po’ complicata in cui mi sono rigirato senza prendere sonno.
Se pensate che si tratti di un incipit degno di una persona pronta per essere impacchettata e portata alla neuro, vorrei spendere due parole per sincerarvi della mia sanità mentale e del fatto che tutto ciò ha un collegamento logico, per quanto magari flebile.
Andiamo per gradi…
Partiamo dallo spettacolo di danza. Uno dei balletti era proposto dalla sezione di ballo contemporaneo. Una serie di ballerine in tutina nera, vagavano come zombie sul palcoscenico, al ritmo di una musica ipnotica, ognuna di esse con uno smartphone ben piantato davanti al viso. Si scontravano e si sfioravano senza distogliere gli occhi dallo schermo.
La sessione di videoconference ha visto coinvolte 6 persone, tra tecnici e avvocati. Su uno dei monitor collegati al mio laptop ad alte prestazioni girava Skype for Business con il filmato di tutte le persone coinvolte. Sull’altro monitor vi era Word Online, con sei cursori che viaggiavano su tutto il documento e tutte le persone che editavano contemporaneamente le parti a loro assegnate. Il tutto ha funzionato molto bene direi.
Satya Nadella e il concetto di mobilità
Durante la notte complicata ripensavo alle parole di Satya Nadella. L’intervista originale di Business Week è molto lunga e articolata ma sta di fatto che ha detto due cose specifiche, poi riprese da Surface Phone Italia:
Siamo stati molto eccitati nello sviluppare la categoria dei 2-in-1, che tra l’altro è la categoria dei PC più in crescita. Siamo molto soddisfatti del Surface Studio e di come “rimodula” il concetto di computer desktop. Siamo molto soddisfatti anche del Surface Hub inteso come un computer per le conferenze, e ovviamente siamo eccitatissimi degli HoloLens e in generale di tutto il mondo della realtà virtuale. Per me le nuove forme di “computing” sono quelle che vogliamo progettare per i consumatori. Ma una cosa molto importante è che, invece di pensare che ognuno di questi dispositivi funziona come un computer indipendente, pensiamo che debbano progettare una nuova tipologia di device per le esigenze degli utenti.
La seconda è stata:
Si tratta della mobilità, l’abilità di compiere un lavoro sia come individuo unico che come facente parte di un team, quando hai tantissimi schermi e computer intorno a te. Quindi quando noi parliamo di Windows 10, non parliamo più di un sistema operativo, parliamo di un sistema operativo unico per tutti i tuoi device. Qui non si tratta di introdurre semplicemente nuovi dispositivi innovativi, ma anche di avere a che fare con la complessità sociale di un sacco di dispositivi nella vita degli utenti.
Lo so, abbiamo molte speranze e molte attese, ma cerchiamo per favore di attenerci ai fatti e di capire bene le parole e, se possibile di unirle ad altri fatti e non a fantasie.
I punti essenziali sono:
- Si parla di mobilità
- Si parla di dispositivi 2-in-1
- Si parla di non pensare a tutti i dispositivi come un computer indipendente
- Si parla di lavorare in team
- Si parla di lavorare quando ci sono molti schermi attorno a te
Quindi, ahinoi, non si dice nulla esplicitamente di:
- Dispositivi 3-in-1
- Surface Phone
In più non dimentichiamo che Microsoft ha la sua mission in “Cloud First, Mobile First” dove Mobile è mobile, non smartphone.
La rivoluzione del “mobile”
Seguite il mio ragionamento, prendete i vostri convertibili e il vostro smartphone, guardateli per bene e ditemi qual è la parte più legacy e quella che maggiormente vi imprigiona quando dovete lavorare con il vostro dispositivo. Vi do un suggerimento, non è la tastiera. Anche se fondamentale sugli smartphone non c’è e tra poco potremmo tranquillamente dettare tutto a Cortana.
Vi do un secondo suggerimento. Nel balletto di cui vi ho parlato all’inizio è ciò che impediva alle persone di comunicare tra loro.
….ci siete arrivati?
Siete persone intelligenti e dovreste averlo capito. Si tratta dello schermo.
Lo schermo è il più grosso limite alla collaborazione nelle aziende, alla nostra parte sociale (siete stati in metro a Milano ultimamente?), al fatto di lavorare in Team.
Ci sono persone che lavorano su più monitor in azienda, ci sono persone che proiettano la propria presentazione su un monitor di grandi dimensioni o su un proiettore , che mandano i propri filmati in streaming sulla TV dal cellulare ma c’è un concetto che è sempre ben presente ed inamovibile (tranne per Surface Hub), ovvero che un monitor è comunque sempre fruibile da un persona sola.
Se avete mai collaborato con un collega in ufficio sapete bene che o c’è il monitor di mezzo (il vostro o il suo), o dovete sedervi tutti e due alla stessa scrivania e, tranne per la presenza di qualche particolare software il risultato è uno solo, ovvero che o la comunicazione verrà compromessa, oppure che uno lavora e l’altro potrà solo offrire suggerimenti ma, altrimenti subirà passivamente quanto sta facendo l’altro.
A questo punto andate su Youtube e guardatevi tutti i filmati che trovate pubblicati da Microsoft con il titolo “Productivity Future Vision” (tranquilli sono pochi). La playslist più completa è probabilmente questa:
Il “dispositivo mobile perfetto”
Bene qui c’è, a mio avviso tutto quello a cui stanno lavorando e di cui hanno la bocca cucita. Se ci pensate le tecnologie ci sono tutte, bisogna “solo” riunirle. Ma si tratta di una rivoluzione totale.
Isoliamo i punti:
- Innanzitutto ci sono informazioni ovunque: sulle lenti degli occhiali, nello specchio dell’albergo, sul muro di casa, sulla tavola della cucina, sulle pareti dell’ufficio e sui monitor delle scrivanie e sulle scrivanie stesse
- Nessuno di questi schermi è staticamente allocato: Scusate il linguaggio da programmatore, ma vuole dire che lo schermo non è di nessuno. Viene utilizzato alla bisogna, da una persona o da più persone (anche contemporaneamente)
- Non si vedono computer, almeno nel senso stretto del termine: Si vedono delle cose, che certo, sembrano degli smartphone o dei tablet, ma il cui schermo è solo un output su cui lavorare quando siamo in viaggio o da soli. Altrimenti li vedete sempre utilizzati con altre periferiche di visualizzazione e di input.
Ora proviamo a piantarla di starcene ancorati a questo cavolo di paradigma dello smartphone e pensiamo in un altro modo.
Quello che abbiamo in tasca non è uno smartphone ma una “unità di elaborazione personale”. I suoi scopi sono sostanzialmente due:
- Fornire un’interfaccia al mondo digitale: Si collegano al mondo nel senso che sono collegati alle reti (wifi, 4/5G ecc. ecc.). Forniscono delle interfacce di input (sostanzialmente touchscreen) e sono in grado di collegarsi con dei protocolli universali a periferiche di visualizzazione più disparate.
- Probabilmente possiedono una CPU, una memoria e uno storage: Questo serve però per un piccolo sottoinsieme di dati. Gli altri dati, e badate bene, le altre applicazioni stanno in Cloud. Girano su infrastrutture virtualizzate che usano i device solo come sistema per formattare l’output e ricevere nuovi dati
Ora rivedete i video pensando che ogni volta che qualcuno trascina delle cose da un device all’altro in realtà:
- Effettua una connessione al device di output (condiviso)
- Che i dati sono trasferiti da un utente all’altro attraverso un background comune in Cloud
- Che se ad un utente manca l’applicazione questa gli viene passata dal cloud per lavorare sui dati e può essere o un programma locale o l’output di un elaboratore remoto.
Cloud First, Mobile First
Tornando alla mia riunione. Tutti abbiamo lavorato su uno stesso file. Non tutti avevano Word, ma chi non lo aveva lavorava su Word Online. Ultimamente sto girando moltissime aziende. Sempre più mi dicono che stanno passando ad Office 365. Ma questo non vuol dire che son interessati ad un nuovo modo di ottenere Office a basso costo, quanto piuttosto ai servizi di mail, groupware, sharing, videoconferenza che sono integrati, in modo da migliorare la collaborazione.
Aggiungete Azure per la parte di elaborazione, cambiate l’hardware di collegamento ai monitor, dotati tutti di banda larga et voilà. Avrete un mondo post smartphone e post PC, dove “Cloud first e mobile first” lavorano come da paradigma di Microsoft.
Non so voi, ma a questi patti potrei anche pensare di buttare il mio nuovo smartphone Android e di usare una “unità elaborativa personale” per migliorare molte cose dove ora la tecnologia ci separa invece di unirci.
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Ottima riflessione Andrea… Non ho mai avuto dubbi sul fatto che Microsoft potesse lanciare un dispositivo “futuristico”. Ciò che mi “preoccupa” sinceramente non è il come, ma il quando …
Esatto ! Non c’è fretta potremmo gustarci anche l’Iphone 20 Star Trek nel frattempo e Tim Cook sarà Nonno ?.
Ahahahah
Nadella è un idiano dell’India. I segnali di fumo li usavano i nativi americani (indiani d’America)
“possa” lanciare, se dici “potesse” intendi che l’abbia già lanciato…
Interessante analisi semantica.
più che interessante direi che è l’unica possibile…
Insomma tutto in cloud niente più corsa al device più potente con grande scorno di chi fa transfert su device ho capito bene?
In effetti fare i fighi con un coso costoso ad obsolescenza programmata è un un po’ puerile no?
Pe me si! Ci sono due tipi di acquirenti chi compra per bisogno e alza il cofano per vedere cosa c’è sotto e chi compra Apple?
c’è anche un terzo tipo che non si interessa dei dettagli tecnici, ed è quello che fa i numeri
Però se è vero che quelli fanno i numeri, a fare gli utili sono quelli che comprano Apple
Analisi impeccabile. Quando vidi alcuni video inerenti Hololens in effetti pensai “Perché ci dobbiamo costringere a visualizzare le informazioni tramite uno schermo?” ma non soffermai molto la mia attenzione su tale dettaglio. Con questo articolo, mi hai aperto definitivamente gli occhi: ad oggi, il concetto di usufruire di informazioni tramite un banale rettangolo che ci portiamo in tasca può essere soppiantato dalla visione di un mondo digitalizzato in cui le informazioni arrivano da ogni cosa. In quest’ottica, lo smartphone rappresenterebbe una semplice chiave per accedere al futuro dell’informazione, un po’ come oggi la SIM rappresenta l’accesso alla linea telefonica mobile.
Direi che l’analogia ci sta
sì, ci sta, ma con che tempi realizzazione pratica e di diffusione capillare ?
Poco. Pensa solo alla diffusione capillare degli smartphone. Meno di 7 anni. E si sono diffusi ad una velocità forse 5 volte più rapida dei cellulari. La prossima rivoluzione sarà ancora più rapida
7 anni a partire da ora non sono pochi…
Io credo che la trasformazione sostanziale della società avverrà entro il prossimo ventennio, per la diffusione generalizzata della visione 7 anni mi sembrano un periodo ragionevole.
L’HiTech si muove molto in fretta e per quello servono solo un paio di step di semplice evoluzione.
Preferisco un classico smartphone.
In effetti il mondo ancora non è pronto a questo genere di tecnologia. Questa è la visione di come in futuro potranno essere le cose. Ipotizzare una cosa simile oggi, è alquanto utopistico.
Non ne sono assolutamente convinto. La tecnologia già esiste.
Ma infatti non si tratta di non essere in grado di farlo. Si tratta che il mondo ancora non è pronto per questo genere di tecnologia e secondo me se non passano almeno 7,8 anche 10 anni, non lo sará mai. Siamo ancora troppo schiavi di questa tecnologia. Proprio per questo, non mi aspetto un cambiamento radicale dall’oggi al domani, ma uno graduale.
Uno degli articoli più belli che io abbia letto nei siti “tecnici”, perché scrivere di tecnologia pura e semplice e limitativo… è come parlare di una macchina per fare il pane snalizzandola nei più intimi dettagli dimenticando la cosa più importante: la qualità del pane che essa produce.
La conclusione a cui Andrea giunge è l’unica possibile: la morte dell’hardware così come lo intendiamo oggi per trasformarsi in un’esperienza continua con una realtà mista dove ciò che percepiamo sarà una miscela di ciò che esiste realmente ed altro che verrà aggiunto (oreinterpretato) dai computer, la cui dislocazione geografica sarà indefinibile.
Il futuro sarà ancora più spinto nell’interazione fra vivente e macchina di come Andrea lo immagina, perché sarà impossibile tracciare una linea precisa fra quella che è realtà oggettiva e le aggiunte e reunterpretazioni fornite dal software (ammesso che si possa parlare ancora di software), perché quello che si percepirà per i sensi di chi lo sperimenterà sarà un insieme unico ed inscindibile.
Anche la conoscenza farà un salto in avanti simile, diventerà impossibile distinguere ciò che sa la nostra mente dell’informazione che ci si presenterà quando necessaria.
Quando si concretizzerà questo paradigma è impossibile dirlo… dieci anni? venti? venticinque?
Non oltre, sicuramente non oltre, e Microsoft non solo sarà pronta ma grazie agli immensi capitali investiti oggi in ricerca sarà fra le aziende che detteranno le linee guida.
Andrea può gettare via il suo nuovo cellulare Android? assolutamente no, non siamo ancora pronti. Ma quel che è certo è che i nostri nipoti e ancor di più i pronipoti non avranno idea di cosa siano i cellulari, i monitor e gli schermi televisivi… tutto verrà chiamato all’assistenza quando necessario per poi svenire una volta utilizzato.
Grazie mille. Sono molto contento del tuo riscontro. Se vogliamo andare sull’esotico le ultime dichiarazioni sulle interfacce uomo/macchina che sta sviluppando Elon Musk con la sua nuova società sono molto interessanti
E parla di prodotti in 4 anni 😯
Mancano delle componenti essenziali che ora sono solo allo stato di dimostratore tecnologico.
In un periodo inferiore al decennio si potrà ottenere solo quella che si potrebbe definire una simulazione del futuro fatta sulla tecnologia odierna.
Poi arriveranno le nuove tecnologie e si potrà cominciare a fare sul serio.
Per realizzare quello di cui ho parlato servono capacità di archiviazione siluperiori di molti ordini di grandezza rispetto ai limiti teorici di quelle attuali e capacità di intercconnessione fra elementi di calcolo ugualmente non ottenibili con le nostre tecnologie.
Si Andrea, ho scritto più volte che ormai parte della nostra tecnologia è andata oltre ciò che la fantascienza aveva previsto.
In questo momento ci troviamo in uno di quei nodi della storia oltre i quali non c’è solo una evoluzione tecnologica ma un vero salto logico, un punto di discontinuità fra ciò che è stato prima e quello che verrà dopo.
Quando guardo al futuro che verrà edificato sulle ricerche che stanno facendo IBM e Microsoft mi rendo conto che il mondo che i figli dei figli di Mary, diciamo i nostri nipoti, non sarà una derivazione di quello che ho sperimentato fin dalla mia infanzia… un semplice progresso, sarà qualcosa di totalmente nuovo che poggerà per intero su cose che oggi proprio non esistono… non so se riesco a spiegarmi.
Facendo un parallelo con la fisica fra il mondo precedente alla Relatività, la Quantistica e l’Indeterminazione e quello che è venuto dopo esiste un “buco” nel l’evoluzione della scienza.
Sono momenti storici rarissimi e noi siamo proprio dentro uno di essi.
“Netflix to bring their content to Windows Mixed Reality”
Ovviamente siamo ancora distanti da un futuro che vedrà la totale dematerializzazione dell’hardware, ma la via è tracciata.
Articolo molto interessante, da cui emerge più un sogno dell’autore che un concreto futuro. Non è sbagliato dire che un domani (quando?) non avremo il nostro gadget tecnologico (che oggi vediamo come qualcosa di personale e da proteggere, esibire) ma sfrutteremo l’hardware a disposizione in base alla situazione in cui ci troviamo.
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