SSD: l’abbandono di SATA 4.0 a favore di M.2

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SSD vs SSD M2 Surface

Le unità di memoria SSD sono diventate un elemento fondamentale di molte build, ecco i motivi dietro la scelta dell’interfaccia M.2.

SSD – SATA, U.2 e M.2

In passato abbiamo discusso delle possibilità di utilizzare una configurazione con HDD ed SSD delineando le differenze tra i due formati. Successivamente abbiamo discusso della scelta tra un SSD classico, ossia SATA, e un SSD con formato M.2, senza però parlare di un gradino intermedio chiamato “U.2”.

L’interfaccia SATA 3.0, lanciata nel 2009, ha riscosso molti successi grazie alla stabilità della connessione e alla velocità di 600MBps in trasferimento. Tale velocità, per l’anno in questione, era un limite davvero alto e non c’era il rischio di saturare l’interfaccia con i classici HDD. Le limitazioni di questa tecnologia arrivano verso il 2011: quando la tecnologia SSD entra nel mercato consumer. Nonostante quest’ultima fosse presenti in ricerche e test dal 1990, la tecnologia SSD era sempre stata concepita come strumento di produttività per il segmento Business.

Con la comparsa dei primi SSD su modello 2.5” ci si è trovati a scegliere:
  • Potenziare la porta SATA 3.0
    – Il potenziamento della porta SATA, tramite revisione dell’interfaccia, è stato effettuato diverse volte fino al raggiungimento della versione SATA 3.4. Mentre lo sviluppo di una versione SATA 4.0 non è stato preso in considerazione visti i limiti fisici della porta. Uno di questi risiede nell’aumento della latenza causato dalla mediazione del segnale nel percorso “Unità-SATA Port-Motherboard-CPU”. Con l’aumento della latenza si genera un effetto “collo di bottiglia” che comporta la riduzione della velocità del trasferimento a causa di eccessivi passaggi intermedi.
  • Ideare una nuova interfaccia
    – L’utilizzo in versione 2.5” in principio era stato ideato per i PC Desktop dando la possibilità di utilizzare la porta SATA 3 e beneficiare di una velocità stabile di circa 500MBps. A differenza delle unità meccaniche HDD, le unità SSD sono composte da schede di memoria e possono essere utilizzate per differenti fattori di forma. Questo ha permesso l’integrazione delle porte M.2 sulla maggior parte delle Motherboard, utilizzando la tecnologia scelta per gli ultrabook.

Con l’integrazione dell’interfaccia M.2 si elimina il percorso di comunicazione “Unità-SATA Port-Motherboard-CPU” creando invece una connessione diretta Unità-CPU. Questo fattore elimina i rischi di aumento di latenza ed effetto collo di bottiglia dando migliori prestazioni. Un altro lato positivo della porta specifica M.2 è la possibilità di usare memorie di piccole dimensioni. Gli effetti derivanti da questa modifica si vedono sia a livello di “pulizia” della macchina, in quanto non sono presenti cavi o unità 2.5” impilate, ma anche dal punto di vista della dissipazione termica. Minore è il volume dei pezzi e maggiore sarà il volume interno: migliorando l’airflow.

Cosa sono le unità “U.2”?

Succede spesso che molti utenti, in cerca di materiale informativo prima di assemblare la propria configurazione PC, si imbattono nelle unità U.2. Tali unità sono state create unendo i pregi del formato 2.5” con la tecnologia SSD M.2. A differenza delle classiche unità SSD 2.5”: le unità U.2 utilizzavano tutto lo spazio interno aggiungendo memorie. L’aggiunta di più moduli permetteva di beneficiare di una maggiore quantità di GB senza però rinunciare all’alta velocità. Infatti, oltre alla connessione SATA 3, era possibile connettere tali unità alle porte M.2.

Il collegamento si basava su un adattatore, della medesima forma di una scheda M.2, dotato di un’interfaccia di collegamento tramite cavo. L’unità trasferiva i dati usando l’adattatore come ponte limitando i possibili aumenti di latenza che si sarebbero creati utilizzando porte o collegamenti intermedi. Utilizzando l’adattatore M.2 si poteva beneficiare dell’opzione “hot-swap”: ossia la rimozione dell’unità di memoria senza bisogno di spegnere la macchina.

È presente una variante basata sull’interfaccia PCI-E 3.0 con possibilità di trasferimento a circa 3200MBps.

Le dimensioni maggiori rispetto ai classici dispositivi M.2 rendeva questo prodotto adatto più a un mercato Enterprise rispetto a quello Consumer. Questo fattore, insieme ai costi di produzione, spiega la scarsa commercializzazione sia delle versioni 2.5” sia dei modelli PCI-Express.

Conclusioni

L’evoluzione dell’hardware PC ha preferito spostarsi verso un’ottica che univa alte prestazioni e dimensioni contenute. Questo ha segnato la fine della tecnologia sperimentale U.2, dando però modo di accentuare le potenzialità della tecnologia M.2.

I prodotti della tipologia M.2 continuano a riscuotere successo e la diffusione di questi modelli ha un ruolo chiave in un’ottica di “fluidità” delle macchine. Quasi tutte le build moderne utilizzano una unità principale di tipo M.2 e alcuni utenti puntano sull’acquisto di una seconda unità di tale tipologia.

I modelli M.2, dal prezzo contenuto, che maggiormente spiccano nelle recenti build sono i seguenti:

Nonostante il calo di prezzo degli SSD M.2, la classica tipologia HDD continua stabile la sua vendita vista l’alta affidabilità in termini di protezione e recupero di dati. Questa tecnologia permarrà degli anni nel mercato grazie alle classiche build miste. Non ci sono dati in merito a una possibile dismissione dell’interfaccia SATA o del rinnovo a una versione SATA 4.0, almeno per il mercato Consumer.

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